È Natale: apriamo i cuori e chiudiamo le frontiere

La Siria del dopo Assad, i rifugiati siriani e la Germania

Sono bastate poche ore dalla caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria, con un cambio di potere in fase di transizione e una situazione ancora in bilico, perché la fortezza Europa già alzasse i ponti elevatoi contro possibili assedi. Quale migliore occasione in Germania, ma anche in Austria, Italia, Grecia, Belgio, Svezia e Danimarca, per riaccendere il dibattito sul rimpatrio dei rifugiati siriani e sospendere le procedure d’asilo.
Stando agli ultimi dati forniti dallo Statistiches Bundesamt (Ufficio federale di statistica) vivono in Germania 973.136 persone con passaporto siriano: la maggior parte rifugiati riconosciuti a livello internazionale o rifugiati di guerra civile. Le richieste di asilo in corso sono 47.000.

E nonostante lunedì (9 dicembre) la Ministra federale dell’Interno Nancy Faeser (SPD) avesse dichiarato che sulla Siria ci vuole pazienza e che molti rifugiati siriani in Germania potranno forse tornare nel loro Paese d’origine ma che, tuttavia, vista la situazione confusa in Siria, “al momento non sono ancora prevedibili opzioni concrete per il ritorno e sarebbe discutibile fare ipotesi in una situazione così instabile” (fonte: https://www.tagesschau.de/inland/syrien-asyl-bamf-100.html). Peccato che lo stesso giorno l’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (Bamf) abbia imposto un blocco delle procedure di asilo attualmente in corso fino a quando la situazione non sarà più chiara (https://www.bamf.de/DE/Presse/presse-node.html). Giusto per curiosità: l’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati è un’autorità federale che fa parte del portafoglio del Ministero federale degli Interni e degli Affari interni.

Ma quali sono state le reazioni degli altri partiti politici tedeschi?

Nessun dubbio da parte dei cristiano-democratici (CDU/CSU) che hanno già chiesto, attraverso il loro gruppo parlamentare al Bundestag, che gli uffici si preparino velocemente a rivedere i titoli di protezione concessi ai rifugiati siriani. Esplicito il desiderio di Markus Söder, leader della CSU, che si aspetta che un considerevole numero di siriani torni volontariamente dalla Germania al proprio Paese. Magari anche con un aiutino economico di 1000 euro come bonus di partenza, come suggeriscono i sui compagni di coalizione. E nel caso non ci volessero tornare per propria iniziativa, si devono prendere in considerazione misure forzate di rimpatrio.

Posizione critiche sul dibattito intorno ai profughi siriani arrivano dai Verdi, che invitano la Germania a non cambiare la propria politica migratoria dopo la caduta del regime di Assad e a non intraprendere operazioni ferree contro i rifugiati siriani. Ancora più diretta e dura la reazione del partito della Linke che, per bocca del suo presidente Jan van Aken, fa sapere: “Tutti coloro che ora iniziano a parlare di deportazioni in Siria sono
semplicemente, e scusate la scelta delle parole, delle carogne” (fonte: https://www.tagesspiegel.de/politik/verkommene-drecksacke-linken-chef-entrustet-sich-uber-abschiebedebatte-nach-assad-sturz-12846218.html. Secondo poi le dichirazioni dell’Istituto tedesco per i diritti umani (Deutsche Institut für Menschenrechte) il dibattito sul ritorno dei rifugiati siriani è arrivato troppo presto. Ci vuole ancora pazienza. In questo scenario non va poi dimentica la Commissione UE, che mette in guardia da facili speranze di un ritorno veloce e senza problemi dei rifugiati in Siria, poiché attualmente non sarebbero garantite le condizioni per un ritorno sicuro e dignitoso.

In questo clima di grandi speranze, ma anche grandi incertezze, sta poi arrivando il Natale. Che sia la volta buona che, oltre ad aprire i nostri cuori, magari aprissimo anche le frontiere?

Luciana Mella

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