L’emigrazione in musica
Da „Mamma mia dammi cento lire“ a „Un cervello in fuga“ di Francesco de Francisco, passando per la trilogia del „Titanic“ di Francesco de Gregori. Un saggio ci guida attraverso le note del pentagramma dentro 150 anni di Storia dell’emigrazione italiana.
„La canzone, nelle forme della musica popolare come di quella colta, nei canti anarchici, di lotta e di protesta, nella veste più commerciale e di consumo, nei canti di partito così come nel rock, forse più della storia ufficiale, ci ha tramadato la storia dell’emigrazione“. È questa la tesi sostenuta da Eugenio Marino nel suo libro “Andarsene sognando. L’emigrazione nella canzone italiana” (Cosmo Iannone Editore, 2014), che fa passare sotto la lente di ingrandimento i testi di circa duecento canzoni, dai canti della fine dell’Ottocento sulle attraversate transoceaniche, alle composizioni della nuova mobilità diffuse su Youtube, per analizzarne contenuti, messaggi, stili e linguaggio.
Ne esce un ritratto inedito del fenomeno migratorio, che mostra i suoi lati più melanconici e nostalgici, ma che racconta anche delle ingiustizie subite, della rabbia, dei sogni, delle sofferenze, dei dolorosi addii, delle paure di una nuova vita e delle speranze. Spaccati di vita e di esperienze che la musica ha testimoniato e testimonia da angolature opposte: dalle emozioni di chi è partito e dalle impressioni chi è rimasto. Una diaspora tramandata e fissata nel tempo, senza vincoli stilistici o di genere, diretta e immediata.
Poiché, ci fa notare l’autore „come sosteneva Proust nella sua Ricerca, le canzoni, anche quelle brutte, servono a conservare la memoria del passato. In esse risiede qualche cosa del tempo perduto“. E per non lasciare i lettori soli, nel silenzio di pagine cha parlano di musica, il volume è disseminato di Codici QR (Quick Response Code), che permettono di andarsi ad ascoltare direttamente molte delle canzoni citate.
La mia recensione-intervista. Radio Colonia – WDR (2014).